Costruirsi una pensione integrativa significa occuparsi della propria previdenza complementare.
Ma come si fa a districarsi nei meandri della legge e delle opzioni a disposizione?
A fronte delle tante richieste ricevute, ho deciso di scrivere una vera e propria guida definitiva che aiuti le persone a capire e ad agire correttamente.
Il problema della previdenza complementare è diventato oltremodo urgente quando siamo passati al regime contributivo, ovvero a sentirci dire “caro lavoratore, la tua pensione sarà basata su un rapporto tra il numero e l’importo dei contributi che verserai nel corso della tua vita lavorativa”.
In questo modo ognuno di noi si ritroverà, a fine carriera, una pensione che sarà un proporzione dei suoi contributi e, inevitabilmente, una % più bassa dell’ultimo stipendio percepito.
Questa % si chiama tasso di sostituzione ed è influenzato da queste variabili:
- Il livello di contributi versati negli anni
- Il numero di anni di contribuzione
- La variazione del PIL durante gli anni di versamento
- La speranza di vita al momento di fruizione della pensione
Ciò significa che la tua pensione è soggetta alle oscillazioni di carattere economico, politico e demografico che, nel lungo termine, potrebbero fare una bella differenza.
Attualmente, il tasso di sostituzione medio è tra il 60% e il 70% dell’ultimo stipendio percepito, ma in futuro scenderà ulteriormente.
Fai tu i tuoi conti…
Come punto di partenza ti consiglio di fare una simulazione di quanto ti spetta, andando sul sito dell’INPS.
Per via di tutti questi motivi ti trovi di fronte a due grandi problemi da risolvere:
- Come integri la previdenza statale con una previdenza complementare? Ovvero come recuperi la differenza del tasso di sostituzione?
- Come e dove metti i soldi per costruirti la futura pensione?
Ma andiamo con ordine.
Come già scritto su questo Blog, la cosa più importante da fare per gestire al meglio i propri soldi è la pianificazione finanziaria (che altro non è se non una strategia vincente).
Quindi, anche per quanto riguarda la propria pensione integrativa, prima di prendere qualsiasi decisione su dove e come allocare le proprie risorse, è necessario sedersi a tavolino e ragionare su come conviene muoversi, tenendo in considerazione 6 variabili.
In questo articolo ti spiego quali sono questi punti di riferimento, come devi ragionare e cosa devi valutare per sistemare nel modo più efficiente possibile la tua futura pensione integrativa.
Poi scriverò una mini-serie di 4 articoli per descriverti nel dettaglio le 4 grandi opzioni tra cui dovrai scegliere per rispondere alla domanda: Come e dove metto i soldi per costruirmi la pensione?
Naturalmente ti darò anche la mia opinione, altrimenti per quale motivo stai leggendo questo Blog?
Siamo pronti? Cominciamo!
Come anticipavo, ci sono ben 6 variabili che influiscono sulla scelta di come gestire la tua previdenza complementare:
- L’importo da raggiungere
- L’Orizzonte Temporale
- Il livello di contribuzione
- Il risparmio fiscale
- L’incidenza dei costi
- L’accesso al capitale
Vediamole uno ad uno.
1. L’Importo da raggiungere
Come dicevamo in precedenza, la pensione che riceverai sarà basata su un tasso di sostituzione.
Perciò, per arrivare al 100% del tuo ultimo stipendio e mantenere intatto il tuo tenore di vita, devi calcolare l’importo di capitale da integrare.
Questo aspetto è fondamentale per capire il punto successivo.
Per farlo puoi usare questa calcolatrice, la quale ti indica la differenza.
2. Il livello di contribuzione
Soprattutto se segui questo Blog, non servono nozioni di fisica quantistica per capire che, grazie al potere dell’interesse composto, contribuire con 100€ e contribuire con 500€ alla lunga farà una differenza abissale.
La domanda quindi è: qual è il giusto livello di contribuzione per la pensione?
La risposta corretta è la seguente: quel livello che, con l’aiuto dell’interesse composto, ti aiuterà a raggiungere l’importo definito al punto precedente.
Fare questo calcolo è molto semplice e puoi provare su questo sito.
Usa la calcolatrice “calcolo interessi composti con capitalizzazione e interessi variabili” e inserisci:
- Importo iniziale: se hai già del capitale da parte lo puoi inserire, altrimenti metti zero
- Interesse annuo: metti il livello che ritieni opportuno, in base al profilo di rischio che sei disposto a sopportare
- Durata e numero dei periodi: metti “anni” e il numero corretto
- Cadenza e ammontare del deposito: inserisci la durata e l’importo che pensi di poter accantonare per questo obiettivo
Ora clicca su “calcola” e guarda se l’ammontare finale corrisponde con l’importo da raggiungere.
Se non è così, devi variare l’ammontare del deposito mensile finchè non trovi il giusto livello di contribuzione.
Qui il punto è capire che, se parti subito, il tuo contributo mensile potrà essere più basso, perché avrai più anni davanti a te per raggiungere il tuo obiettivo.
Se parti più tardi, dovrai fare uno sforzo maggiore. Da qui non si scappa!
3. L’Orizzonte Temporale
Il tipo di strategia che dovrai mettere in atto è molto differente se sei un ragazzo che si appresta ad entrare nel mondo del lavoro, o se sei una persona che, ad esempio, è già a metà del suo percorso professionale.
La differenza sta nell’ammontare degli anni che hai a disposizione per maturare interessi sui tuoi contributi.
Ci sono due motivi che supportano quest’affermazione:
- Il livello di rischio che puoi sopportare
- Gli anni di maturazione dell’interesse composto sui tuoi contributi
L’economia si muove per cicli, il che significa che l’andamento dei mercati finanziari (che ne segue la direzione) avrà delle oscillazioni in positivo e in negativo.
Se il tuo orizzonte temporale è breve, non ti potrai permettere di gestire grosse oscillazioni, perché rischieresti di subire perdite difficili da recuperare in tempo.
Al contrario, se cominci presto, un eventuale anno negativo può essere adeguatamente assorbito e recuperato nel corso del tempo.
Inoltre, più anni di contribuzione maturerai, più capitale avrai accumulato, e tutto questo si tramuterà in maggiori interessi nel corso del tempo.
Non penso si debba aggiungere altro per spiegare l’importanza di cominciare ad accantonare soldi per la previdenza complementare il prima possibile.
Quindi, se il momento della tua pensione è oltre i 10 anni da oggi (orizzonte temporale di lungo periodo), puoi considerare di valutare una soluzione finale che abbia un livello di rischio un po’ più alto.
Viceversa, se il tuo orizzonte è sotto i 10 anni (breve e medio periodo), dovrai valutare di proteggerti maggiormente da eventuali oscillazioni.
4. Il risparmio fiscale
Stando alle leggi in vigore (che possono cambiare in futuro), hai una tassazione al 20% sui rendimenti maturati in fase di accumulo (il 12,5% per la parte che viene investita in titoli di Stato italiano), invece del 26% applicato sulle rendite finanziarie.
Per incentivare l’utilizzo di forme pensionistiche integrative a quella statale, su ben 3 delle 4 grandi opzioni a tua disposizione, lo Stato ti permette di prendere i contributi mensili e dedurli dalla dichiarazione dei redditi, fino ad un massimo di 5.164 € annui.
Ma non finisce qui.
L’altro vantaggio fiscale riguarda le tasse che si pagano al momento di fruizione della pensione.
L’aliquota applicata è il 15% ed è sicuramente molto favorevole.
In più il legislatore ti dice che, dopo i primi 15 anni di contribuzione, per ogni anno aggiuntivo che rimani nel fondo pensione, ti viene tolto un ulteriore 0,30% da quel 15% finale.
Il limite massimo a cui puoi aspirare di arrivare è pagare il 9% di tasse (cioè 0,30% per 20 anni).
Tradotto in anni, stiamo parlando di contribuire per 35 anni di fila per avere il massimo risparmio fiscale, i 15 iniziali più gli altri 20.
E’ chiaro quindi che “l’anzianità” di contribuzione è un fattore rilevante nella scelta, non trovi?
5. L’incidenza dei costi
Ti risparmio del tempo! I costi non li guarda mai nessuno.
Peccato, perchè si tratta di una variabile estremamente importante e in grado di fare un’enorme differenza nella costruzione di un investimento profittevole, contro uno scadente.
Se i costi sono troppo alti e inefficienti, soprattutto su orizzonti temporali lunghi può diventare un vero e proprio dissanguamento di diverse decine di migliaia di euro.
Da questo punto di vista l’industria del risparmio gestito propone spesso prodotti e strumenti altamente inefficienti e a farne le spese sono i risparmiatori e gli investitori disinformati.
Ad ogni modo, ai fini del nostro articolo, voglio che tu sappia che questa variabile gioca un ruolo fondamentale e pesantissimo nella tua scelta finale perciò, per favore, prestaci molta attenzione.
Ti aiuterò a valutarli negli approfondimenti specifici.
6. L’accesso al capitale
Se io faccio un investimento, voglio poter accedere al mio capitale in qualsiasi momento.
Starà a me decidere se è il caso o meno di recuperare i soldi, in base all’andamento dell’investimento stesso.
Per quanto riguarda la previdenza complementare non è proprio così.
Ci sono tempi e modalità diverse di accesso al capitale investito e ti invito a prestare molta attenzione a questa variabile quando farai la tua scelta.
In alcuni casi sarai obbligato a lasciare fermo tale capitale per diverso tempo o non potrai “riscattarlo” del tutto.
Anche all’atto stesso della pensione avrai davanti alcune opzioni. Le vedremo tutte nel corso degli approfondimenti.
Bene, ora che hai tutti gli elementi, ecco un esempio meramente esplicativo del tipo di ragionamento che devi fare nella tua pianificazione finanziaria sulla previdenza complementare, prima di affrontare le opzioni a disposizione:
Ho 35 anni e il mio tasso di sostituzione sarà al 60%. Considerato il mio lavoro, per arrivare al 100% devo recuperare 145.000€ i quali, avendo davanti a me circa 30 anni di contribuzione pensionistica, si traducono in un contributo mensile aggiuntivo di 250€. Essendo il mio orizzonte temporale di riferimento il lungo periodo, posso sostenere un livello di rischio più alto.
Per quanto riguarda l’impatto di costi e risparmio fiscale dipenderà invece dalla soluzione finale scelta.
La guida introduttiva si chiude qui. Sono più di 1.500 parole per avere i punti di riferimento necessari a valutare le 4 grandi opzioni a tua disposizione, che sono:
- Fondi pensione chiusi
- Fondi pensione aperti
- Piani individuali pensionistici (PIP)
- Pensione Integrativa: come costruirla in autonomia
Mi raccomando, ricordati che quando si tratta di costruire la pensione integrativa, non esiste un’opzione valida per tutti.
Devi trovare quella più adeguata alle tue esigenze.
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Commenti
Come sempre ottimo articolo , aspetto i prossimi, intanto volevo ringraziarti, perché ho incominciato, a proteggere quello che già ho, come strategia che tu suggerisci. Grazie Pietro Varone
Grazie Pietro, e soprattutto complimenti per aver preso in mano il reale controllo del tuo denaro.
Trovi gli articoli successivi della serie sulla previdenza in fondo a questo, con gli appositi link.
Buona lettura!
Ciao Matteo e complimenti per il tuo blog, sempre ricco di ottimi spunti,
Non ho capito bene l’esempio che hai fato sopra:
“Ho 35 anni e il mio tasso di sostituzione sarà al 60%. Considerato il mio lavoro, per arrivare al 100% devo recuperare 145.000€ i quali, avendo davanti a me circa 30 anni di contribuzione pensionistica, si traducono in un contributo mensile aggiuntivo di 250€”
Come hai potuto calcolare che bisogna recuperare 145.000 euro sapendo che il tasso di sostituzione è del 60% ? quale retribuzione lorda annua hai considerato ?
Potresti fare per cortesia lo stesso esempio considerando una retribuzione lorda di 50.000 mantenendo gli altri parametri invariati (30 anni di contribuzione e 60% di tasso di sostituzione) ?
Grazie 1000 !!!
Ciao Carmelo, grazie dei complimenti!
Mi fa molto piacere.
Per quanto riguarda l’esempio devi ragionare così:
Se il tasso di sostituzione è al 60% e tu hai un reddito lordo di 50.000 €, vuol dire che riceverai una pensione di 30.000 € lordi, senza considerare l’inflazione.
Il restante 40% (20.000 €) è la parte che ti manca e che devi integrare, ogni anno.
Considerato che una persona quando va in pensione ha bisogno di integrare diversi anni di retribuzione, non solo il primo, puoi moltiplicare questi 20.000 € per il numero di anni che ritieni sia adeguato (15? 20? 25? 30?).
Quando trovi il capitale totale che ti serve, puoi calcolare quanto devi mettere da parte ogni mese per poterlo raggiungere, sulla base degli anni che ti mancano alla pensione.
Ci siamo?
Chiarissimo e velocissimo !!!!
GRAZIE !!!
Di nulla. Figurati!
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